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sabato 24 novembre 2007

Quando il marito non c'è...

...

Il titolo di questo post, mi ha ricordato un famoso film con Marilyn Monroe.

Fortunatamente per lui però (ma anche per me), ho preferito usare quest'opportunità per sperimentare una zuppa tailandese a base di latte di cocco che, altrimenti, non avrei mai potuto provare (lui odia decisamente il cocco e tutti suoi derivati)

La ricetta l'ho presa da un libro di cucina orientale, sebbene abbia modificato qualche dettaglio.

Per farla, ho utilizzato:
  • 400 ml di Latte di Cocco
  • 400 gr. di Code di Gamberi (anche surgelati)
  • 1/2 Peperoncino (fresco o secco) tagliato a rondelle sottili
  • 1 Cucchiaio di salsa Nam Pla (si trova nei negozi che vendono "cineserie"), oppure si può preparare così
  • 2-3 Cucchiaini di Zucchero di Palma (in alternativa, Zucchero di Canna)
  • Sale q.b.
Per la pasta Chili, servono:
  • 1-2 Peperoncini Secchi
  • 1/2 Cipolla
  • 1 Spicchio d'Aglio sbucciato
  • 1 Lemongrass sminuzzato
  • 1 pezzo di Zenzero sminuzzato (ca. 1 Cucchiaio)
  • Succo di un Lime
  • Sale q.b.
Per la preparazione della pasta Chili, porre tutti gli ingredienti in un bicchiere e frullarli col minipimer, fino a ridurli in una pasta fine.

Se si usano delle code di gamberi freschi, eliminarne con uno stuzzicadenti il filo nero sul dorso.

In un tegame, scaldare la metà del latte di cocco e versarci la pasta chili. Lasciare insaporire qualche minuto.

Aggiungere le code di gamberi e lasciare cuocere per un minuto circa.

Versare il rimanente latte di cocco, la salsa Nam Pla, lo zucchero di palma (o zucchero di canna) ed aggiustare eventualmente di sale.

Decorare con gli anelli di peperoncino e servire.

Peccato per l'illustre assente. Io, me la sono di-vo-ra-ta!



lunedì 19 novembre 2007

Pizza dei due Mondi...

Ieri sera avevo a disposizione un bel "Fladenbrot", una versione più "grassoccia" della piadina romagnola il cui sapore, alquanto neutrale ma arricchito dall'aroma dei semi di sesamo neri, si presta alle preparazioni più disparate.

Allora mi sono inventata la "pizza dei due mondi". Mo, perchè dei due mondi? Perchè la base era appunto questo pane tipico delle regioni arabe (qui la percentuale di turchi è molto alta), ma il "companatico", l'era tutto mio.

Ho tagliato il Fladenbrot a metà, dopodiché ci ho spalmato sopra del pesto alla rucola che avevo preparato nel seguente modo:

Col frullatore a immersione, ho sminuzzato circa 150 gr. di rucola. Ho aggiunto una manciata di pinoli, qualche noce macadam, 1 spicchio d'aglio, una grattata di parmigiano, una di pepe e poco sale. Ho amalgamato il tutto con dell'olio evo e, in finale, ho aggiunto il succo di mezzo limone (adoro intrugliare!).

Dicevo, ho spalmato il pesto, dopodiché ho aggiunto dei pomodori ciliegini tagliati a metà ed una dadolata di mozzarella.

Ho messo le "pizze" in forno caldo a 200° per circa 15 minuti.

Una volta sfornate, ho versato dell'olio buono e le ho pappate alla grande.

Unico "neo": avevo dimenticato che Fantozzi all'epoca fece scuola coi famosi pomodorini freddi fuori ma palle di lava fusa dentro...

Di piú non aggiungo.

venerdì 16 novembre 2007

Risotto con scarola e lemongrass

Quando non ho niente da fare (e ultimamente avviene sempre più di rado), comincio a "sfrugugliare" nel frigorifero alla ricerca di un'ispirazione veloce, leggera, ma che soprattutto plachi la fame der "pupone" (mio marito).

Allora, cerca che ti ricerca, ho trovato i seguenti ingredienti:
  • 1 Porro
  • Burro
  • 1 cespo di Scarola
  • 1 Lemongrass
  • Vino Bianco
  • Parmigiano
Nella dispensa avevo a disposizione del riso selvatico e ne ho utilizzato 160 gr. circa.

Abracadabra, dal nulla mi è spuntato un pentolino da 1/2 litro di brodo vegetale fumante (chissà come avrò fatto...).

Ho lavato il porro e la scarola. Il porro l'ho tagliato a rondelle e l'ho messo in un tegame con una noce di burro. Non appena si è ammorbidito, ho aggiunto la scarola tagliata a "straccetti".

Il lemongrass l'ho preso a mazzate (poverino, mi faceva quasi pena) e, così maltrattato, l'ho messo nel tegame.

Ho lasciato che il tutto si amalgamasse, per poi aggiungere il riso e farlo tostare.

Ho versato il bicchiere di vino e lasciato sfumare. Di tanto in tanto ho aggiunto il brodo e portato a cottura.

Dulcis in fundo, prima di portare in tavola ho eliminato il lemongrass, spolverato di parmigiano, aggiunto ancora un fiocchetto di burro e mantecato il tutto.

Una spolverata di pepe e via!

mercoledì 14 novembre 2007

Questo non è uno scherzo

Cari bloggernauti, 'sto giro mi serve il Vostro aiuto.

Finora non ho mai usato il blog come mezzo di diffusione di petizioni online, ma stavolta ho fatto un eccezione perché sono fermamente convinta che se certi "fenomeni" non si fermano in tempo, rischiano di diventare un precedente pericoloso.

L'arte, per noi discendenti di Michelangelo, Caravaggio, Leonardo, è e deve essere ben altro!

Mi sono fatta un giro per Google e mi sono resa conto che quello che mi é stato postato, è purtroppo una storia vera. Riporto la mail para para come l'ho ricevuta:

VERGOGNA!!!!!! Il cane è morto di fame....firmate per finirla con questo vero bastardo!

IMPORTANTISSIMO VI PREGO LEGGETE E ANDATE A FIRMARE

L’“artista” Guillermo Habacuc Vargas ha organizzato una cruenta esposizione in un museo: un cane è legato ad una corda e gli ha impedito di alimentarsi. In aggiunta, le mura che circondano l’animale, sono ricoperte di scritte create utilizzando croccantini per cani. Inutile dire che il povero animale è deceduto poco tempo dopo l’inizio della mostra… Non si riesce a capire come nessuno possa essere intervenuto per impedire questa tortura… Molte fotografie mostrano il pubblico intento a guardare la mostra, con free drink e stuzzichini fra le mani, fregandosene altamente della vita di questo animale. L’“artista” si giustifica sottolineando che, siccome il cane è randagio, prima o poi sarebbe morto comunque…

L'idea geniale, brillante, rivoluzionaria e' stata addirittura premiata con un invito all'artista in questione a partecipare alla Biennale Centroamericana del 2008 come rappresentante del suo paese.

BOICOTTA LA PRESENZA DI GULLIERMO HABACUC ALL'EVENTO, CONTRO LA DISUMANITA' CHE SI SPACCIA PER ARTE. L'ARTE NECESSITA DI STRUMENTI MIGLIORI

VI PREGO PUBBLICATELO SUI VOSTRI BLOG, MANDATELO VIA MAIL, FATE GIRARE E ANDATE A FIRMARE SUL SITO
Grazie a tutti Voi!

domenica 11 novembre 2007

Carnevale...



Strano ma vero, oggi nella Nordrheinwestfalia è ufficialmente iniziato il Carnevale.

Per essere piú precisi, il giorno 11.11 alle ore 11:11, si assiste ad una mutazione genetica dei tedeschi di questa regione: insospettabili vecchiette che fino ad un minuto prima portavano a passeggio il proprio bassotto, improvvisamente si trasformano in valchirie truccate come drag-queen e vestite con i colori piú impossibili; tranquille mogli, madri di famiglia e persone comuni, diventano clown, ape Maia, orsetti lavatori o peggio ancora, improbabili poliziotte vestite ispirate ai Village People dei gloriosi anni 70-80.

Per non parlare poi dei rispettivi mariti, compagni o semplici passanti...

Uomini e donne di tutte le età, si ritrovano tutti insieme a ballare e fare baldoria nelle piazze, richiamati da un istinto primordiale quasi come fossero salmoni canadesi nella stagione degli amori.

Tutto ciò innaffiato da ettolitri di "Kölsch" la tipica birra di Colonia e da "Berliner", meglio conosciuti come Krapfen o Bomboloni.

La caratteristica di questa birra è la sua leggerezza (va giù che è una musica). Viene servita in bicchieri stretti e lunghi (i maligni li chiamano provette) e deve essere degustata il più velocemente possibile perché essendo estremamente fresca, perderebbe il gusto e la tipica schiuma in tempi brevi.



A partire da oggi, si dà il via alle preparazioni dei carri allegorici che sfileranno il martedì grasso e che sanciranno la fine del Carnevale.

Inutile dire che da domani, i "salmoni" di cui sopra ritorneranno alla vita di tutti i giorni e come se nulla fosse successo, le vecchiette riprenderanno a portare a spasso i bassotti, la gente tornerà alla normale quotidianità e tutto riprenderà il suo normale corso.

domenica 4 novembre 2007

Passato il Santo...

...finita la festa!

Quanto c'è di vero nella saggezza popolare!

Passate le streghe, ripiegati i vestiti da fantasma e rimessi i ragni neri nelle teche, si ritorna alla "normalità" quotidiana e ci si appresta a pensare alle prossime Feste i cui colori giá fanno capolino da qualche giorno.

Poiché per mia natura sono un tipo "last minute", preferisco pensare al Natale solo con pochi giorni di anticipo e dedicarmi nel frattempo ad altre "culinerie" che poco hanno a che fare col tema in questione.

Una di queste "culinerie" è un'insalata araba chiamata Tabouleh o Tabulé che dir si voglia e che può anche essere mangiata come piatto unico.

Per farla, occorrono:
  • 250 gr. di bulgur
  • Succo di un Limone
  • 2/3 Cipollotti
  • 4 Pomodori
  • 1 Cucchiaio di Semi di Cumino
  • 1 Mazzetto di Prezzemolo
  • Abbondanti foglie di Menta tritate
  • Sale + Pepe q.b.
Il bulgur non va cotto, bensì sciacquato, scolato e messo in una ciotola. Versare poi nella ciotola circa 1 tazza abbondante di acqua bollente leggermente salata e lasciare ammorbidire per qualche minuto (10 circa).

Nel frattempo, lavare, asciugare e tagliare i pomodori a quadratini (i "perbene" eliminano i semi e l'acqua, ma io sono piú rustica, per cui non butto via niente) e metterli in un'insalatiera.
Stessa sorte tocca ai cipollotti, al prezzemolo e alla menta.

Aggiungere il succo del limone.

In un mortaio, pestare a dovere i semi di cumino ed aggiungerli agli altri ingredienti.

Non appena il bulgur sarà diventato morbido abbastanza, scolarlo dall'acqua e versarlo nell'insalatiera.

Mescolare il tutto, aggiungere dell'olio evo e lasciare riposare in frigorifero.

Gli arabi usano mangiare questa insalata con le mani: usano delle foglie di lattuga tagliate a pezzettoni e "pinzano" con esse il tabulé, mangiando poi il tutto.

Chi arabo non è o chi l'arabo non vuole fare, può usare tranquillamente le tradizionali forchette!